Ogni anno, in Italia, vengono rubate circa 320.000 biciclette sui quattro milioni di pezzi circolanti, ma solo il 40% dei furti regolarmente denunciato. Un fenomeno che ha pesanti ripercussioni anche sull'economia del Paese visto che, secondo le stime, genera ogni anno un danno pari a 150 milioni di euro tra mancati introiti per l'industria nazionale, transazioni in nero che sfuggono a ogni controllo d'imposta e danni legati alla sicurezza: chi subisce un furto è più incline ad acquistare una bici a basso costo, spesso proveniente da mercati extraeuropei e, in genere, di inferiori standard di sicurezza, oppure a rivolgersi al mercato dell'usato, talvolta di dubbia provenienza, concorrendo, di fatto, al reato di ricettazione. E per i ciclisti italiani la paura di essere derubati è seconda solo a quella di essere investiti. A differenza di quanto succede in altri Paesi europei, nel nostro Paese non esistono dati sul problema dei furti di biciclette.
Bisogna definire delle ''linee guida'' utili alla redazione di piani comunali di contrasto al furto delle biciclette e di pubblicarle in un quaderno tecnico a disposizione degli amministratori attenti alla promozione della mobilità sostenibile e degli spostamenti sulle due ruote a pedali.
Per moltiplicare il numero dei ciclisti dentro e fuori i centri urbani e per sostenere i progetti di mobilità sostenibile e tutela ambientale è indispensabile occuparsi seriamente anche dei ladri di biciclette. L'indagine ha coinvolto prefetture, comuni capoluoghi di provincia, cittadini e ciclisti attraverso specifici questionari che hanno evidenziato un fenomeno in crescita.
Ben 60 dei 118 prefetti interpellati hanno risposto, sebbene 14 abbiano comunicato di non essere in grado di reperire il dato relativo ai furti di biciclette che, essendo un bene mobile non registrato, non viene censito separatamente nel database del ministero degli Interni. Il dato complessivo fornito dalle altre 46 prefetture, che rappresenta una popolazione di 5.577.000 abitanti, rileva 13.736 denunce nel 2012, una media di una ogni 406 abitanti. Numero certamente in difetto perchè, in molti casi, non tiene conto delle denunce presentate alla Polizia Locale, ma solo di quelle a Polizia di Stato e Carabinieri.Se si osservano, poi, i dati delle singole città o regioni (da una denuncia ogni 90 abitanti a Bolzano e Ferrara a una ogni 180.000 abitanti a Reggio Calabria) appare chiaro come in Italia ci sia una sostanziale diversità dell'uso della bici in zone diverse tra loro. Il numero di denunce è comunque un indicatore di ciclabilità e quindi è interessante notare che il dato complessivo dei 23 prefetti del Nord Italia (rappresentanti una popolazione di 2.827.000 abitanti) indica una denuncia ogni 251 abitanti; mentre il solo Alto Adige (Trento e Bolzano con una popolazione di 261.500 persone) ha una denuncia ogni 142 abitanti.Realtà molto simile all'Emilia Romagna con una denuncia ogni 199 abitanti calcolata sulla base dei dati delle prefetture di Ferrara, Bologna, Reggio Emilia e Parma e riferita a una popolazione di 1.021.000 abitanti. Il dato della Lombardia ci parla di una denuncia ogni 409 abitanti; mentre quello del Veneto è di una ogni 232 abitanti. sono stati intervistati oltre 4.000 cittadini-ciclisti: 2.876 questionari riferiscono di un furto subito nel 2012, ma solo 1.190 di questi sono stati denunciati. Ne emerge che viene decunciato solo il 30 o il 40% dei furti effettivamente perpetrati. Risulta quindi sottostimato il dato registrato dai prefetti (1 denuncia ogni 406 abitanti) che andrebbe moltiplicato per due o per tre, il che porta ad una media di un furto ogni 130/180 abitanti. Milano è stata la città dove sono stati raccolti il maggior numero di questionari. Dei 606 cittadini-ciclisti intervistati, 465 persone dichiarano di aver subito il furto di una bici nel 2012 ma solo 102 (il 21%) lo ha denunciato. 134 sono invece i questionari raccolti a Lodi da cui emergono 107 furti di cui 43 denunce. Poco ligi alla regolare denuncia anche i ciclisti di Bologna: su 240 questionari compilati, i furti subiti sono stati 275, più di una bici a testa, mentre le denunce solo 75 (il 27%).Nei capolughi dove muoversi in bicicletta è un'abitudine diffusa, e dove è anche presente un sistema di identificazione delle bici, l'indagine mostra un atteggiamento più responsabile dei cittadini nei confronti del furto di biciclette: a Padova il 68% di chi ha subito un furto ha esposto denuncia, mentre a Reggio Emilia si arriva addirittura ad un 89% di furti denunciati. Dai questionari ai cittadini emerge un altro dato interessante: i furti di bici sono concentrati prevelentemente nelle aree urbane del nord e del centro nord ai danni, quasi sempre, di ciclisti abituali: gli spostamenti in bicicletta riguardano infatti solo il 4% della popolazione a Milano fino a un massimo del 28-29% in città come Bolzano o Ferrara. Poco più del 20% dei capoluoghi di provincia interpellati per l'indagine hanno risposto al questionario sui provvedimenti contro il furto. Tra i comuni che hanno risposto, solo il 10% vanta l'esistenza di piani o azioni di contrasto al furto; sui singoli interventi a favore della mobilità ciclistica, invece, il 90% ha rastrelliere di qualità, il 50% parcheggi dedicati presso le stazioni e solo il 10% li prevede presso gli esercizi commerciali, nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nei condomini.A fronte di questi dati si sottolinea l'importanza di redigere delle linee guida condivise e, con particolare riferimento al sistema di identificazione delle bici rubate, propone di arginare il proliferare di iniziative di censimento locali o private, attraverso l'adozione di un sistema di punzonatura pubblico e univoco del parco bici circolante, come avviene in altri Paesi europei. Questo è possibile con la punzonatura del codice fiscale del proprietario sulla bicicletta che semplifica sia l'identificazione del proprietario da parte delle forze dell'ordine sia la gestione delle bici sequestrate, e disincentiva furto e riciclaggio. Ma servono anche infrastrutture adeguate e sistemi per custodire le bici in sicurezza.(fonte adnkronos)